giovedì 30 giugno 2011

Se vi state chiedendo per chi lavoro...

Sinceramente, non pensavo che la tassidermia riscuotesse tanti consensi! Anzi, a dirla tutta, temevo di aver toccato un tasto infelice, pur avendo cercato di affrontare l'argomento con una serietà che non è da me.
Apro questo post scusandomi con chi, eventualmente, si sia sentito urtato dall'argomento.
E anche con chi abbia notato errori di battitura e ripetizioni.
No, davvero, solitamente rileggo prima di pubblicare, perché sono un po' fissata con l'ortografia e la grammatica.

Ieri ho proprio pubblicato di getto, tralasciando link che volevo inserire, perdendo pezzi per strada, inciampando nel ventilatore. Sì, perché scrivo alla mia postazione, ma pubblico e gestisco tutto da un altro pc, perché qua, vi ricordate?, dal portone d'ingresso 100mt dietro di me, vedono il monitor del mio pc.
Perché non scrivi direttamente sull'altro pc?
Perché non posso rimanerci troppo, a meno che non debba lavorare con Photoshop o inviare stampe al plotter.
E come fai a scrivere lì, allora? 
Like this.
Vorrei darvi un'immagine il più possibile precisa e realistica del luogo in cui lavoro. O meglio, dei personaggi con cui lavoro.
Iniziamo dal Gran Capo Volpe, nonché titolare  dello zoo  dell'azienda.
Sostanzialmente è equilibrato come la casalinga che rimprovera la palla di polvere dello Swiffer. Se la mattina, alle 9, ti chiede di preparargli urgentemente un disegno, un capo campione o che-so-io, la stessa mattina, alle 11, lo osserva tenendolo tra pollice ed indice con la manina moscia tipo questa-roba-ha-il-virus-della-pellagra, annunciando lo schifo irriducibile di tale pessima idea, che, guai a ricordargli che l'ha partorita lui.
La Moglie Faina, consorte del Gran Capo Volpe, nonchè Gran Capa a sua volta, ricalca pari pari usi e costumi del marito, aggiungendo quel gocciolino di infido che non guasta mai. Quando c'è un problema, sia esso un articolo reso da un negozio, un cliente che non paga, o il cane costipato, viene qua. Il cartello "Ufficio Reclami" è pronto per essere appeso fuori dal nostro cubicolo-sottosoppalco.
Quando viene qua, lei urla. Quando lei urla, marito, Impiegata dell'An(n)o, ragioniere, e anche lo Zio d'America, accorrono, roba che il sottosoppalco diventa più popolato del Meazza. Sotto il loro sguardo accusator-inquisitore, ti senti come un piccione accerchiato da un branco di gatti: occhi aperti e culo stretto s'impongono.
Ma non vogliamo citare le Gemme e il Diamante dei consorti?
Giusto per gradire, abbiamo, nell'ordine: la Figlia Highlander-Sfornabambini, già alla X gravidanza (ho perso il conto), che si aggira per la ditta con un pancione ad occhio di 5-6 mesi, negando lo stato interessante a chiunque le chieda "ma che per caso..?", sputazzando meteoriti nati da un agglomerato di barretta Kellog's e caffè in capsula macchiato con tale bevanda bianca (???) in capsula; la Figlia Oliviero Toscani, sorella minore di Highlander-Sfornabambini, da 8 anni alle prese con la laurea triennale, che quando c'è necessità (...) arriva con la sua Nikon al collo e si arrampica sulle grondaie per dare una miglior prospettiva a qualunque cosa debba fotografare, sia esso un prototipo addosso allo Zio d'America (la cui altezza non eguaglia nemmeno il mio metro e sessanta), un difetto del materiale (steso sul tavolo), o le briciole delle barrette Kellog's della sorella; ultimo, il Figlio Giraffa (quello a cui ho sistemato-stampato-rilegato la tesina per l'esame di terza media. ndr), 15enne dall'altezza pari al ripetitore della Tim dietro casa mia, che nel periodo estivo viene a giocare al Piccolo Magazziniere. L'hanno bocciato, ma gli è stato imposto di dire che è stato "solo rimandato". Visto il disonore arrecato alla Famiglia, sospetto verrà diseredato a breve.
Abbiamo poi lo Zio d'America, che di americano ha giusto la somiglianza con Tom Jones, però fuso con Little Tony. Diciamo che lui è quello che, pur essendo fuori dai giochi, unge. Tanti, tanti (tanti) soldi, ce li mette lui, se crede nel progetto. Quando viene in ditta, il più delle volte si fa sentire, in quanto il suo bisbigliare equivale al grido di guerra di Re Leonida incazzato in 300. Se per caso non si sentisse il suo simpatico vocione, sarà possibile appurarne il passaggio previo controllo del bagnetto cieco (di cui vi parlerò), dove vado di solito, il quale avrà la tavoletta abbassata imperlata di goccioline color del sole (vi lascio quest'immagine poetica), e una pozza di piscio sul pavimento (scusate ma quanno ce vo'...). Quando arriva con una genialata in mente, inizia a descrivercela a gran voce prima ancora di spegnere il motore del suo BMW, continuando con lo stesso volume quando è qui nel sottosoppalco. L'ultima volta ci ha chiesto di realizzare una collezione di mutandoni (quelli del nonno, lughi fino alle caviglie) in tessuto tecnico, con la patta apribile, così gli snowboardisti possono  pisciare sulla neve  espletare bisogni fisiologici all'aperto senza congelarsi. "E badate bene che ci passi con agio l'organo!". Ecchecc'hai, il palo del telegrafo in mezzo alle gambe??
Con lo Zio d'America, c'è da stare attenti uscendo dal parcheggio, perché è basso. Lo Zio. Una sera, al buio per di più, poco poco e lo arroto con la (P)Unto. Aveva trovato un cane, nel parcheggio, un incrocio tra un pastore tedesco, un'alpaca e un petauro dello zucchero, che l'ha catturato ed atterrato. Se non vedevo il pelo chiaro sulla coda del cane, col cazzo che vedevo (e non investivo) lo Zio!
Mi fermo qui, che già vi ho portato via una dose sufficiente di tempo per oggi, ma continuerò, perché non posso non presentarvi anche il contenuto della gabbia dei colleghi!
Stay tuned.
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mercoledì 29 giugno 2011

Oggi voglio fare la...

Che il mio futuro lavorativo sia piuttosto nebuloso, è ormai appurato. Sarà la mia indecisione, sarà che ho talmente poca fiducia nella nostra società, nella nostra politica, che ora come ora sono solo qui che prego di potermi godere la pensione che ancora riuscirò a deambulare in modo più o meno autonomo, sarà che la mia condizione di invecchianda mi pome davanti qualche ostacolo in più rispetto ai neo-diplomati, più plasmabili e maggiormente graditi per professioni anche mai svolte precedentemente.
Il lato positivo del mio non pormi limiti di varietà lavorative, è che sono mentalmente pronta ad affrontare di tutto. A parte fare la promoter del Folletto, ed ho già ampiamente illustrato il perché.
Il lato negativo di tanto entusiasmo è invece che mi lascio prendere da un sincero entusiasmo con la stessa facilità con cui Romeo trangugia le Fonzies (e lui le dita se le lecca, mica come me), trovandomi a fare i conti con idee professionali non del tutto comuni.
Un paio di post fa, esprimevo il mio desiderio di diventare Hostess di terra. Ebbene, possibilità scartata, il corso è a tempo pieno, mattina e pomeriggio. Nondimeno, è alla sua 23esima edizione, ed ha già sfornato qualcosa come ottocentotrè pimpanti Hostess. Pertanto, il quesito "E poi 'ndo ca**o trovo lavoro io?", sorge.
Sto leggendo un libro, un po' cupo in realtà, nel quale la protagonista fa la tassidermista, o imbalsamatrice, che dir si voglia.
Cioè, ma fa proprio tutto eh! Dal recupero del cadavere in loco, eventuali "riparazioni" quali suture et similia, drenaggio completo di sangue e liquidi vari, rimpolpamento e ricoloritura tramite formaldeide, persino trucco e parrucco.
Non vi nego che la mia mente mi ha subito proiettato nella camera sotterranea di un'impresa di pompe funebri, vestita di un camice bianco, guanti in lattice, ascoltando i Led Zeppel... no, forse troppo rumorosi vista la situazione, ascoltando i Pink Fl... ascoltando rilassante musica classica, mentre abbellisco visi e fantastico sulla loro vita passata...
Ho sempre avuto un cincinìn il senso del macabro, tant'è che tra la prima e la terza elementare, da grande volevo fare l'esorcista (qui ringraziamo papà, che mi ha mostrato il celebre film, tutto esaltato, alla tenera età di 6 anni).
Sapete, no, tipica scena a scuola nella quale la maestra chiede:
"Melchiorre, tu cosa vuoi fare da grande?"
"L'astronauta!"
"E tu Alberto Magno?"
"Il pompiere!"
"E Pri cosa vuole fare?"
"L'esorcista."
"L'estetista?"
"No, l'esorcista. Quello che se sei posseduto, quando sei sdraiato sul letto ti fa volare in aria."

Nella mia mente, questa figura doveva essere il corrispettivo del mago Silvan.
Questa propensione dev'essere rimasta latente, visto che un pensierino, a sta cosa della tassidermia... Non con gli animali però, lì mi verrebbe da piangere. Non la reggo minimamente la vista di un animale morto. Non per schifo, intendiamoci, mi rattrista infinitamente! Con le persone, beh, dipende. Non è una novità che ami più gli animali che gli esseri umani.
Per chi pensa che sia da brivido lavorare con i defunti, io sono del parere che è dei vivi che si deve aver paura, non di un corpo senza vita. Sicuramente sono meno fastidiosi di certi soggetti ancora vivi e vegeti, che al sol sfiorarli col pensiero mi provocano episodi dermatite purulenta. E certamente non starebbero a tagliarmi a fette i cocones con discorsi acidi fino all'esaurimento dei (miei) succhi gastrici, come avviene invece puntualmente qui.
E poi, guardando il lato poetico del mestiere, non è bellissimo restituire un'immagine bella e "sana" agli affetti della persona in questione?
È un lavoraccio, ma qualcuno lo deve pur fare.
Una cosa è certa, è un settore che difficilmente conoscerebbe la crisi. Vi pare poco?
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lunedì 27 giugno 2011

Perché non ci sto proprio capendo 'na mazza - ovvero: di sogni ed alter-ego

Qualcuno di voi ci capisce di sogni?
No no, mica voglio che traduciate le mie immagini oniriche in numeri da giocare al lotto, mai stata più lontana da questa pratica.
E no, non chiedo nemmeno un'interpretazione dei fatti in sé, quella, ahimé, me la sono già fatta, perché conosco bene il mio alter-ego, che puntualmente prende possesso di me mentre sogno.
Da almeno una decina di giorni, quando all'alba torno a letto, dopo aver accompagnato il Topo in stazione, mi accade questo: sogno di fare sempre la stessa cosa. 
Più o meno. 
Cioè, non è un sogno ricorrente, come spiegarlo... l'azione (o il desiderio di questa) è la stessa, salvo piccolissime variazioni, ma il contesto in cui faccio/penso di voler fare questa cosa cambia ogni volta. 
Che poi è veramente ossessiva! 
Emerge la mi parte “cattiva”, e non c'è verso che non succeda. 
Perché? E perché sempre quando faccio il pisolino della mattina? 
Devo cercare uno psichiatra/psicoterapeuta/veterinario o me ne sto tranquilla e attribuisco il tutto al cambio di stagione, allo stress, all'ormone, alla peperonata..? 
Dicevamo, dei numeri per il lotto? Ah già! Se siete ferrati in materia, e volete tentare, sono disponibile ad investire su di voi e sulle vostre capacità. 
Se fallite, vi vengo a trovare e sono disponibile ad investire voi, con Procopio. 
Ahah. Just kidding! :)
Ci manca solo che perdo i soldi della giocata, e mi tocca pure sistemare il paraurti. CONTINUA A LEGGERE!

venerdì 24 giugno 2011

I passeggeri del volo PRI58697 diretto a Pisciotta Palinuro sono pregati di presentarsi al Gate 17

Che per caso le Hostess di terra devono avere la superstrepitosabellapresenza anche loro? 'Na cosa media va bene uguale?
Ultimamente, non so, sarà stata la ricerca di Procopio (leggasi altresì Meriva, battezzata col nome del Santo al quale ho votato la sua causa, do you remember?), tutti i casini ad essa correlati, ma avete fatto caso anche voi che poi non ho più di tanto rifocalizzato la mia attenzione et le mie energie su una possibile sfera lavorativa alternativa?
No, boh, non so, non è che non me ne freghi più niente, è solo che... mancano stimoli.
Che sono indecisa, l'abbiamo capito. Anzi, no, più che indecisa, sono flessibile, di bocca buona, disperata, definitemi come ve pare, qualunque cosa nei limiti del rispetto dei diritti umani mi starebbe bene, ecco. Poi in questo periodo dell'anno solo ligia al mio lavoro, la fa da padrone il senso del dovere, perché so che se me ne vado senza lasciare il tempo di trovare una  scema  persona da istruire affinché svolga il lavoro mio e delle 81 persone mancanti, tutti insieme... eh son casini. E in fondo in fondo mi dispiace anche. Per me perché mi rendo conto che così cojona non pensavo di diventarci, per la mia collega, perché si deve almeno inizialmente accollare i miei compiti (ne avesse pochi di suo), e volendo anche per loro, perché sarebbe un bello stress (non ho ben capito se, avendo personale in mobilità, siano obbligati ad assumere tra quella rosa di pseudo-candidati, che però, poco hanno a che fare con anche i più semplici sistemi informatici, e lì soccazzi).
Me ne sto qui, manza manza, aspettando il mio attestato per il corso di Giornalismo e Scrittura Narrativa, unica cosa che ho portato (piu o meno) avanti seriamente da che mi ricordo. No, sono fatta così, parto con l'entusiasmo, ma bisogna tenerlo vivo, e se non credo fortemente in un qualunque progetto, è destinato a scemare. E io con lui, perché divento davvero totally scema a conciliare tutto.
Nello specifico, il top era vedermi sull'ellittica, in palestra (avete presente quell'incrocio tra una bicicletta in piedi, lo sci di fondo, e una crisi epilettica?), a studiare attentamente la dispensa del corso, e al contempo tirar giù qualche Santo dal calendario per effettuare quel movimento convulso che avrebbe dovuto rassodare il mio derrière. Chi mi ha ascoltata, dagli attrezzi vicini, è tornato a casa convinto che San Zaccaria fosse un redattore, San Liberato un art director, ed il povero San Benigno in origine era un occhiello. Come si sia evoluto da lettere stampate a persona fisica, nessuno lo sa, ma è già stato mobilitato Giacobbo a tale scopo. Ovvio che mi piacerebbe dare un seguito a questo percorso formativo, e probabilmente, finanze permettendo, mi impegnerò anche nel livello avanzato, ma, diciamocelo, lo faccio più per passione mia che per una reale opportunità lavorativa. Voglio dire, quanti aspiranti giornalisti ci sono?
In questo istante sono in piena riflessione in merito ai requisiti di una Hostess di terra, dopo aver sentito alla radio l'annuncio relativo ad un corso indetto dalla Regione.
Diciamocelo, se dev'essere alta, magra, con un sorriso perfetto, capelli freschi di parrucchiere a giorni alterni, e con una conoscenza fluente dell'Urdu, forse non fa al caso mio.
Viceversa, se gradiscono anche soggetti di media  bassezz  statura, che, per un errore di immatricolazione, alcuni centimetri ce li hanno distribuiti nelle varie circonferenze anziché in verticale, con una folta chioma sì - parrucchiere meno, e che sa esprimersi e farsi comunque capire in italiano, inglese e francese, con qualche nozione di spagnolo tipo hola, corazon, cerveza e mi dulce mela cotogna, allora siamo a cavallo.
Se vale la regola implicita che seguono le varie compagnie aeree, ho sensibili speranze di essere accettata.
In cosa consiste questo codice di selezione segretissimo?
Dev'essere una sorta di proporzione postovacante : compagniaaerea = disponibilitàeconomica : X, dove X determina la scala di avvenenza del soggetto.
Esempio esplicativo: già Ryanair, pur volando con aerei piccoli, vanta Hostess e Steward di tutto rispetto. Bellezze mediterranee amalgamate con ragazze dai delicati tratti nordici, con lunghi capelli lucenti sapientemente intrecciati o raccolti in un formale chignon, ed aitanti maschioni ispanici dagli occhi color pece, forniti di bianchissimi sorrisi che quando ti si rivolgono ti parte la risatina isterica e ti si arlrlrlrotola la lingua, e quando si girano dall'altra parte tutto ciò che sai dire è mecojoni.
L'altro lato della medaglia, sono le Hostess della Windjet. Che poi non ho mica capito perché lì, gli Steward, non ci sono.
Le considerazioni frutto delle mie ripetute esperienze di volo con tale compagnia, mi portano a presumere che le Hostess vengano assunte seguendo 5 fondamentali criteri di selezione:
1. Quello
2. Che
3. Passa
4. Il
5. Convento
Lungi da me criticare la bellezza altrui, io che ho sempre mille e una critica per me, ma ragazzi!
Tra denti neri, denti storti, denti con le strisciate di rossetto (rosso), denti neri E storti E con le strisciate di rossetto (rosso), mascheroni di fondotinta su pelle bubbonica, gambe rachitiche ad X, Y e Z, vi giuro, ero un figone persino io che solitamente mi sento charming come la signora sulla confezione dei Dadi Star.




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martedì 21 giugno 2011

Sola, son rimasta sola

Non ce l'ho fatta eh... Quel ragnaccio cresceva esponenzialmente giorno dopo giorno, e si attorcigliava addosso qualsiasi cosa, avvolgeva il più insignificante pelucco, si contorceva che pareva la bambina dell'esorcista (qualunque cosa rassomigli vagamente alla bambina dell'esorcista è il mio tallone da killer difensivo), e faceva degli sprint assurdi, facendomi prendere non pochi spaventi.
L'ho lasciato venerdì sera, provando ad augurargli un felice weekend, come faevo con Brutus, e questo se n'è stato lì appeso a testa in giù.
Sono tornata ieri, ed era gigantesco!! Orrore!!
L'esclamazione genital-maschile (si-ei-zed-zed-ou) mai fu più spontanea.
Era sempre lui, perché aveva quegli strani pallini dove le zampette si piegano (Brutus invece no).
Ho retto mezza giornata. Dopodiché i miei occhi hanno presentato istanza di separazione da lui per maltrattamenti.
Quando era quasi ora di pranzo, ho preso scopa e paletta, l'ho accompagnato dolcemente sulle setole, e l'ho portato dietro uno scaffale, lontano da me, dove so che ci sono altri animalacci del genere.
E siccome non posso portarmi Romeo al lavoro, che se no andare a sera mi fa le palle a bocconcini, come il Whiskas, lancio un appello: cercasi nuovo animale da ufficio, che mi serve, perché in questi giorni per star dietro a tutto mi sto facendo il culo a forma di panforte, ottagonale. Necessito di una compagnia che non parli, che non rompa, di una fatal beltade.
Come sempre, confido in voi, che siete la luce che illumina la mia buia indecisione.
Se vi sentite ispirati, sotto con le vostre idee simil-geniali. CONTINUA A LEGGERE!

venerdì 17 giugno 2011

Come ti trasformo una tigre del Bengala in un Barbapappa (no, non è un errore di battitura)

Ebbene sì, rimaniamo in tema fauna anche oggi.
Niente ragni però.
Ieri sera riflettevo, mentre tenevo quel disgraziato di Romeo in braccio tipo bebè, a pancia in su, e gli disinfettavo col Betadine un graffio sanguinante sul nasone, ridacchiandomela perché gli restava tutta la macchia marroncina del disinfettante sul musino bianco-lenzuolo.

Riflettevo, appunto. L'abbiamo adottato esattamente un anno fa, ufficiosamente per dare un compagno di giochi a Semola, che passava gran parte della giornata da solo, povero amore.
In realtà, perché ho visto la sua foto tra gli annunci del gattile, sul giornale, e non ho resistito a quel faccione tondo e peloso. Sembrava appena uscito dalla lavatrice, sapete no, quando poi si scuotono, si asciugano, e fanno POFF! (Anche Van viene dallo stesso gattile, vi racconterò...)
Insomma, vallo a vedere, coccolalo, entra nel gattile con una canotta rossa ed esci vestita di bianco, disinfetta la guancia del Topo perché sto gatto gli ha tirato un cazzotto e c'ha piantato un'unghia, tempo 10 giorni e ce l'avevamo a casa.
Era spaesato, naturalmente. Si nascondeva di continuo, specie quando Semola, curioso e ben disposto nei confronti del nuovo arrivo, lo rincorreva per annusargli il fondoschiena. Abituatosi a sta panza con le zampe così bramosa di conoscerlo, ha iniziato a non cagarselo di striscio. E niente, si vede che il gatto di casa poi è rimasto indispettito da cotanta preziosità manifestata dal bianco Meo. E il giorno dopo gli soffiava contro le peggio cose. Col risultato che Romeo, menefreghista ancor di più, anziché socializzare con lui, ha preso a seguire me per tutta casa, tra un "gneoow" e qualche "macchemmefrega".
Il nuovo acquisto di casa ha preso sicurezza, e forte del suo randagismo e socievole come un cinghiale, ha iniziato a voler prevaricare Semola, il quale, chissà perché, ha smesso di soffiare, ed ha iniziato a scappare sotto al letto, in seguito a zampate nelle terga, morsi sulle orecchie, graffi radom, da parte dell'altro. Li tenevo divisi, specie in mia assenza, cercavo di far capire a Romeo che era sbagliato, e allo stesso tempo ipercoccolavo Semolino, che è un patatone, è proprio buono buono, aveva un paio d'anni ma era ancora un cucciolo dentro, capite? E lui ci rimaneva male, abbassava le orecchiette e se ne scappava via.
Che sensi di colpa! Io che volevo allietargli la vita, lo stavo traumatizzando! Pensavo se cedere Romeo al Topo, che se lo sarebbe portato a Milano, così non avremmo dovuto riportarlo al gattile. Però mi ci ero già affezionata, perché la sua stronzaggine con Semola era inversamente proporzionale alla tenerosità che iniziava a dimostrare con me.
Per la serie chi l'ha dura la vince, così, dall'oggi al domani, Romeo ha iniziato a tollerare la presenza del padrone di casa nella sua stessa stanza; poco a poco Semola ha riacquistato la possibilità di venire a dormire sul letto con me, ma attenzione! Io dovevo fare da divisorio, se no botte.
Mi ero rassegnata all'idea che Romeo, da buon ex randagio, avesse l'indole del boss, del leader. Mi bastava non ritrovarmi l'altro gatto piegato in due come una Graziella. Lo chiamavamo "Il Trucido", perché aveva quest'occhio a mezz'asta tutt'altro che amichevole.
Non ho ben capito seguendo quale iter operativo, ma sta di fatto che, a distanza di qualche mese, hanno preso l'abitudine di dormire acciambellandosi ed intrecciandosi come gli anelli dei prestigiatori. E facendosi reciprocamente da cuscino. Sono anche piuttosto avvezzi alla leccatina genitale altrui.
Ormai Romeo vive in simbiosi con me. Dove vado, c'è, ed è tutto fusa e chiacchiere. Lasciamo perdere il fatto che io gli parlo. Adora i bacioni con lo schiocco sulle guance e dormire sul fianco col testone appoggiato alla mia spalla, abbracciandomi. Come mi metto io col Topo, stessa posa.
Ecco, torniamo a me che medico Romeo col naso graffiato. Me ne sono accorta uscita dalla doccia. Sì, perché quando torno a casa, li lascio correre sui tetti, che non vedono l'ora di uscire. Però, all'udir dello scrosciare dell'acqua, Romeo rientra, sempre. Viene in bagno, si infila con la testa nella prima scarpa (rigorosamente mia) che trova, e quando entro in doccia, ha inizio il concerto. Inizia a piangere. Chiama, si agita, si piazza attaccato al vetro del box. Se gli parlo, piange più forte, se apro il box e lo guardo, mi osserva e miagola con l'aria di chi dice "Embé? Checc'hai da guardà?" (sì perché Romeo per me e il Topo è romano, sicuro sicuro. Semola è delle parti di Napoli, invece. Naturalmente, questo avviene nelle nostre menti.).
Quando esco, mi asciuga le gambe, col suo corpo.
Insomma, ieri me lo vedo col goccino di sangue sul nasino candido, gli occhioni tipo gatto di Shrek (addio Trucido), e penso che sicuramente gliel'ha procurato una delle micie del pianerottolo per le quali si strugge. Ma se era un terrorista appena arrivato, come ha fatto a diventare tanto peluche?? L'aggressività, ormai, non esce fuori nemmeno con l’indulto.

Roar! Ora il feroce-mood è qualcosa del genere.


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mercoledì 15 giugno 2011

THAT is not Brutus

Lo so, me l'hanno fatto fuori il mio Brutus, il mio piccolo sopportabile ragnetto!
Qualche settimana fa, con la mia collega abbiamo fatto una bella pulizia, e Brutus, un po' incacchiato, è salito su su su, fino alle travi del soppalco, collocandosi in un nuovo grumo di ragnatele con soddisfazione corposa. Così abbiamo rimosso anche le ragnatele (a parte una piccina tutt'attorno a lui, che ho fatto finta di non vedere - mica potevo lasciarlo così senza un giaciglio, povero zampettone). Da allora non è più potuto/voluto venire di fianco alla mia scrivania, ma ho pensato che se ne stesse lassù nella sua nuova dimora.
Ieri pomeriggio invece, mi si ripresenta, al solito posto, un ragnozzo, che lì per lì prendo per Brutus, in un incontro che è tutto un din don dan che felicità. Ma più lo guardo, più mi convinco che non lo è! Ho il ragno-sonar, io. Questo qui al massimo è un ragno-somar. Brutus è diverso... forse questo è quel piccolo ragnino che gli girava intorno ultimamente, che è cresciuto. Maybe. Sia quel che sia, non lo voglio qui.
Rammento con nostalgia i primi periodi con Brutus, quando giocavamo a 1, 2, 3 stella, quando gli soffiavo contro per mandarlo via e lui non si spostava di un millimetro, ma faceva gesti convulsi con le zampine davanti, come ad insultarmi amorevolmente... Essendo ragno, la mia vista non sopportava tale visione. Poi mi ci sono affezionata, e lo guardavo con orgoglio e amore. Questo invece mi provoca un ribrezzo medio-alto, e guardarlo contorcersi in quel modo mi rende dolce come Kill Bill parte uno e due. Cerca di spacciarsi per Brutus, lui. Vuole farmisi amica e aggredirmi, e poi come si comporta! Corre su e giù, pare non capirci una mazza! È confuso! E anche un po' fetuso.
Ci mancava lui, oggi sono già umore grigio-sfigio per conto mio, è giorno di paga.
Yes, I'm sad.
Why?
'Cause più che la busta paga, oggi mi toccherà la busta piaga.
E avanti così.
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mercoledì 8 giugno 2011

C'è buongiorno e buongiorno

Udite udite, siamo giunti (quasi) alla fine dell'esodo macchina!
Vi ricordate che dovevo andare a vedere/provare una Meriva in quel di Ferrara?
Ebbene, così è stato.
Non ci ho messo nemmeno troppo tempo ad arrivare, né ho avuto eccessive difficoltà a trovare la concessionaria. La sudata è stata prendermi 2 ore di permesso per il venerdì mattina, perché, sapete, alle 18 del mercoledì si è deciso che no, contrariamente a quanto stabilito in precedenza, il ponte non è proprio più il caso di farlo, casomai staremo a casa un giorno in più quest'estate (e qui avrei un aneddoto in perfetto NoMaGrazieEh style da raccontarvi...).
Insomma, arrivo, parcheggio nel primo buco libero la mia P20, scendo dalla macchina e... di fronte a me una Meriva (una distesa di Meriva a dire il vero, ma intendo proprio mus-à-mus con la P20), grigio medio (non grigino chiarochiaro né antracite), coi suoi fantastici fanaloni, i fendinebbia (!!!), un po' musna (sporca. ndt) ma senza squarci nella carrozzeria, col suo bel cartello attaccato al retrovisore, che citava in tutto e per tutto caratteristiche e prezzo di quella per la quale mi ero cuccata 88km, un'ora e mezza di viaggio, e una sosta in autogrill che mi è costata una chiappa bagnata (spero dall'igienizzante per wc - maledetti copritavoletta) e una penna cancellabile di Ben10.
Con timore reverenziale, entro, per la prima volta nella mia vita, nell'androne della concessionaria, atteggiandomi a gran figa in procinto di spendere una cifra imbarazzante per puro vezzo, con la mia borsona firmata (regalo), gonna, un po' di tacco-pro-guida, e occhialoni da sole calati sugli occhi (in realtà per celare l'espressione di quella che non sa dove cazzo andare). Arrivo al primo ufficio popolato, e mi ci piazzo davanti.
"Buongiorno signora" eccheccazz... "Posso esserle d'aiuto?"
Tiriamo giù gli occhiali e mostriamo il viso, che si penta amaramente di ciò che ha detto.
"Uhm... uh, sì, per favore. Ho un appuntamento con il Sig. Ics per visionare una vettura, mi saprebbe dire dove posso trovarlo?"
"... AAAAAHH, SEEE, ho capì, ho capì! Guarda," sbraitando ed accompagnandomi verso la vetrata tenendomi il gomito con la mano formato badile "devi uscire, attraversare la strada, e lo trovi là, nel suo ufficio!"
"..." Io mi ci impegno a guardare, ma non vedo uffici, forse troppo impegnata a pensare che indubbiamente si è reso conto che sono più giovane di quanto pensava inizialmente, ma mi è costato anche un change dal un signorile "Buongiorno" di poco fa, a disinvolte indicazioni in dialetto.
"Là, là, vedi? Quel là, bianco!"
"Ah, bianco? Non ci ho badato allor ... oh."
Eccolo, l'ufficio: una qualchespecie di prefabbricato semovibile misura 2x3, di un materiale non meglio precisato, dipinto di bianco nella raffinata tecnica francese "à secchiat", posto in uno spiazzo desolato, animato da qualche veicolo incidentato qui e là.
"Credevo un patataro." E mi sono anche chiesta cosa ci facesse già fuori alle 9 di mattina, non ricordando, tra le abitudini locali, che ai ferraresi piacesse far colazione col panino con la cotoletta e patatine extra-ketchup.
Svelato l'arcano, esco dalle immense porte a vetri, e mi appropinquo senza troppo entusiasmo verso il patataro l'ufficio. Man mano che mi avvicinavo, avrei giurato di sentire nell'aria odore di porchetta, e di scorgere due individui, birrozza alla mano, salutarmi ruttando "Buongiorno".
Poco a che vedere col saluto signorile di prima, indubbiamente.
Arrivata all'ingresso, non vedo nessuno all'interno. Mi giro, ed ecco venirmi incontro un tizio allampanato, con una mano tesa pronta a stringere la mia, e l'altra poggiata sulla bocca (forse il sal(r)uto di prima non è stato uno scherzo della mia fantasia?). Senza troppi convenevoli mi ha accompagnata all'auto, salvo poi dileguarsi a recuperare le chiavi dimenticate, invitandomi però a salire e guardare con comodo, che tanto è aperta.
Quasi timorosa, avvicino il viso al finestrino... Stupore! I comandi al volante!! L'autoradio di serie (embè? a me piace.)!! Saltellando di gioia (letteralmente), parte sms tattico-informativo al moroso: "Cazzo è bellissima!"
Quando torna mano-tesa munito di chiavi, salgo.
"Dai, provala!"
"Ehm..." cerco di fargli notare che mi vien difficile, con una fila di macchine parcheggiate sia a poppa, sia a prua.
Altro giro altro regalo. Anzi, altre chiavi. Spostate due auto da davanti la Meriva, finalmente parto per quattro mirabolanti giri in tondo della concessionaria.
È deciso: la prendo!!
Andiamo nel furgone del patataro nell'ufficio, e tra la rava e la fava, sono uscita con fotocopia del libretto e consapevolezza di avere la nuova auto. Certa di dover affrontare ancora un po' di sbattimenti, ma in fondo fanno anche bruciare calorie.
Ora sono in attesa di una telefonata che mi informi se andarla a ritirare questo venerdì o sabato. Sperando di non incappare in altre sorprese, come quella che mi hanno fatto ieri mattina, quando mi hanno telefonato indignati per comunicarmi che né il bonifico (che ha fatto il mio compagno in tempo reale mentre firmavo tutto), né il fax del pagamento effettuato, erano arrivati. Salvo poi scoprire, dopo telefonata del mio moroso trasformatosi in chupacabras per l'occasione, che il tutto era al piano superiore per preparare la fattura. 

Già. 
No perché di solito c'ho la fortuna attaccata alle terga col vinavil, no?
Vado, accendo un cero a San Procopio e torno.
CONTINUA A LEGGERE!

martedì 7 giugno 2011

Restyling

Questo template mi eccita quanto una sciatica. Al rosa maiale preferirei qualche fantasia più adeguata, questa grafica è entusiasmante come la sagra della barbabietola.
Finora i tentativi di cambiarlo non hanno dato frutti.
Pourquoi? Je ne sais pas.
Qualcuno abbastanza scafato con l'HTML me lo da un aiutino..?
Ricambierò il favore eh, davvero! Poi ci accordiamo, chiedete, chiedete.
Non soldi però che cascate male. CONTINUA A LEGGERE!

lunedì 6 giugno 2011

PBA Pri Blog Award - perché se non mi ci metto ora...

Ssssiòrrre e sssiòrrri, benvenuti!
Riapriamo l'assegnazione del fantasmagorico Pi-Bi-Ei, premio agognatissimo dai migliori blogger della rete.
... va beh, non sono credibile. Diciamo semplicemente che voi siete degli amori e io sono un microcefalo, e pure involontariamente stronzo (o posso autonominarmi Nazi-Grizzly? Chi se lo ricorda il mitico?), perché voi mi investite con i vostri premi e la vostra stima, ed io rimando, rimando, rimando, e alla fine non ricambio mai. E qui se voleste investirmi con la falciatrice, anziché con i premi, avreste anche ragione.
Ebbene, eccoci! Ora recupererò tuuuuuutti i premi non ancora incassati/ricambiati.
Senza ulteriore indugio, ecco il primo, divertentissimo:

Ricevuto da Marianna e da Nanìa.
Ecco le regole di questo premio:
  1. Andate su Wikipedia e selezionate "Una voce a caso". Non importa cosa compare, quella sarà la voce del vostro premio. 
  2. Leggete la pagina (non necessariamente da cima a fondo) che vi è capitata sotto mano e così, banalmente, copiate le informazioni nel post che creerete per il premio. Il post dovrà contenere insomma una sorta di "Lo sapevate che...?" della pagina che a caso avete trovato su Wikipedia. Non barate, non vale cliccare due volte sul link. 
  3. Al fondo del post spremete le meningi e cercate di ricordare se con quella pagina avete qualcosa a che fare. Aneddoti, ricordi, storie, fantasie, curiosità, qualsiasi cosa.
  4. Girate il premio a 5 dei vostri blog preferiti. E' concesso uno scarto di +-1 blog. (ovvero minimo 4 massimo 6, ma meglio 5).
Ecco, a me, cos'è capitato *espressione rassegnata*.

Ma VOI, lo sapevate che...

Il priodontognato (Priodontognathus phillipsi) è un dinosauro erbivoro appartenente agli anchilosauri, o dinosauri corazzati. Visse all'inizio del Giurassico superiore (Oxfordiano, circa 160 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Inghilterra. È considerato uno degli anchilosauri più antichi, ma l'identità è dubbia.

Questo dinosauro è noto solo per il fossile di una mascella con denti ed è stato descritto per la prima volta nel 1869 da Harry Govier Seeley, come una nuova specie di Iguanodon (I. phillipsi). Seeley, infatti, inizialmente pensò che questo animale fosse un ornitopode; analizzando in seguito la mascella, lo studioso riscontrò somiglianze con quella di Scelidosaurus, un ornitischio quadrupede e corazzato, e nel 1875 ridescrisse l'esemplare come Priodontognathus phillipsi. Il nome Priodontognathus deriva dal greco antico e significa "mascella con i denti seghettati", a causa della caratteristica forma dei denti. Per lungo tempo questo animale venne considerato un qualche tipo di stegosauro primitivo, ma una revisione operata negli anni '80 portò alla conclusione che questo resto apparteneva a uno dei più antichi anchilosauri conosciuti.


Veniamo alla parte difficile: 'zzo c'entro io con sto Priodontognato (tutt'al più ci trovo qualche analogia con delle possibili imprecazioni)??
Magari la corporatura massiccia e la mole cospicua, ma se il mio moroso poi mi legge (tanto LO SO che vieni a bosare quando puoi!) mi dice su che non ho autostima...
Perciò, viste le reminescenze della mia infanzia segnata da una passione per i dinosauri, dirò che, in comune con il Priodonty, ho con tutta probabilità lo stomaco, in quanto gli anchilosauri, come la sottoscritta, erano dotati di un impressionante sistema di digestione.

Ed ora, giriamo il premio.
Ladies and gentlemen, the winners are...
Trrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr...
El_Gae, il mitico Stratobabbo (è una figata leggere le vicende di una famiglia allietata da ben 3 pupi, dal punto di vista del papà! :) )
. La Mariannina, che ormai non perdo occasione di citare, che quotidianamente mi consola non poco in ambito sfigo-lavorativo.
Ladybug, perché leggere il suo blog è come immergersi in una realtà parallela popolata di animali parlanti, tra manzi e galline... e la cosa grave è che io me la immagino pure, tutta sta fauna! :D
Owl, che è una mamma straordinaria, e che con i suoi racconti di vita vissuta e pensieri tutt'altro che scontati, sa farmi riflettere, rilassare, sorridere.
. Alamuna , per il suo blog così spensierato, dove trovo sempre qualcosa di carino da leggere!
Fenicecherisorge,  perché quel suo blog, credetemi, è poesia.


Altro premio! Certamente non meno bello o importante del precedente.
Ad opera di Alamuna e Fenicecherisorge. Grazie ad entrambe per questo bellissimo premio! :)
Questo premio prevede che io lo rigiri a mia volta a 7 blogger, e che, udite udite, vi racconti ben 7 cose di me. Prepararsi.
I premiati per la categoria "The Versatile Blogger" sono...
. Nanìa, che mi dà sempre qualcosa per cui sorridere. :)
Segretaria Ironica. Perché, perché, ho già detto tutto, Segretariuccia è Segretariuccia, mi fa troppo sganasciare questa ragazza!! :D
. Francesca, perché sto guardando ora la sua pagina e mi sta venendo fame (e notare che sto mangiando), roba che se non dovessi stare attenta anche a quanta aria ingerisco, lo eleggerei a mio ricettario ufficiale (le piadineeeee!!!).
. LadybuG, scoperta recentissima, un blog personale sempre vivo e carinissimo, attraverso il quale mi piace passare del tempo in totale spensieratezza! :)
. Ragno, indubbiamente senza peli sulla lingua! :) Per ridersela sotto i baffi.
. Bondearte, blog diversissimo da tutti gli altri che seguo, offre una carrellata di opere alle quali generalmente non ho mai prestato troppa attenzione, ma leggere la sua analisi di queste, merita sicuramente un po' del nostro tempo.
. A., la ragazza complicata. :) Schietta, diretta e anche divertente.

Ma le 7 cose di me le volete proprio sapere?
Cerchiamo di sintetizzare.
1. Sintesi, per l'appunto, è un termine che odio. Perché non riesco ad applicarlo - e ve ne siete accorti - e traggo largo beneficio dallo stare ad arzigogolare e rimpolpare i concetti che racconto/scrivo.
2. Sono tutto e il contrario di tutto. Di norma sono una personcina tutta a modino, fine, carina ecc. Poi mi prende il giorno sbagliato e coi miei modi faccio arrossire un camionista bulgaro.
3. Dopo mesi senza, e dopo aver mandato affanculo la dieta per oggi, in quest'istante sto gustando una banana, e le mie papille gustative fanno la ola. Sono una banana addicted, e non trovate doppisensi adesso.
4. Sono iperprotettiva verso i miei gatti, e sono incredibilmente stronza con le persone (quelle che mi danno ragione di esserlo).
5. Al volante sono un asso, i parcheggi ad S in retromarcia sono la mia specialità, e non perdo occasione di sottolinearlo con l'amico maschio di turno che fa battute sulla guida delle donne, imprecando per la quarantunesima manovra per parcheggiare l'auto.
6. Ho la lacrima facile, molto, anche se non si direbbe.
7. Stanotte ho sognato che facevo l'organizzatrice di eventi ed è tutta mattina che fremo per pianificare come arrivarci sul serio.

Restate sintonizzati su questo canale per sapere cos'è successo nei giorni scorsi sul pianeta PriCercaMacchina.
Adiòs
CONTINUA A LEGGERE!

mercoledì 1 giugno 2011

Se qualcosa deve muoversi...

... o si muove su 4 ruote o m'incazzo.
La Meriva mi perseguita. Da quando ho iniziato a badare ad ogni singola auto che incrocio per considerare ogni modello possibile, poco poco becco 4-5 Meriva, tutti i santi giorni.
Tovo un parcheggio libero su mille al supermercato, è a fianco ad una Meriva.
Il vicino dei miei ha cambiato macchina: ha preso una Meriva.
L'altro vicino dei miei, quello che ha trasformato casa in un Bed&Breakfast, dopo un anno e mezzo durante il quale non se l'è cagato nessuno (e non è che gli do torto, alla gente..), c'ha un cliente!
Un cliente che ha una Opel Meriva.
Esco una sera per una bevuta con un'amica, arrivo prima io, e l'aspetto davanti al locale. Davanti a me, così davanti che ho quasi lasciato le impronte delle suole sul cofano, arriva e parcheggia... una Meriva.
Al che, lo ammetto, il mio amore per la più piccola Micra, pur perdurando nel mio cuore, ha fatto i conti con la razionalità. E con un'auto grande, spaziosa, che può durarmi altri 15 anni.
Venerdì sera mi sono trovata nella cassetta della posta un biglietto scritto a mano da un tale meccanico del paese dove sono nata (45km da dove vivo ora), che diceva di aver saputo da un suo cliente (???) che ho questa Smart col motore andato, e di essere interessato ad acquistarla. Il sabato mattina l'ho contattato, e mi ha detto di averla vista nell'officina del mio meccanico, al che ho immaginato che avesse avuto tramite lui il mio nome ed indirizzo. Mi ha fatto una buona offerta, anche perché tra cerchi in lega, carrozzeria e quant'altro, di pezzi da recuperare ce ne sono un pacco. Sono andata all'officina per chiedere consiglio, e cosa scopro? Che loro non hanno assolutamente dato il mio nome e recapito a nessuno, né mai si permetterebbero senza prima chiedermi. E allora, sto qua, da dov'è che salta fuori?
Ci si è messo anche il mio moroso a chiedermi se ero sicura di volerla vendere e far demolire, dicendomi che lui quasi si commuoveva a vederla lì e pensare quanto ci ha portati in giro ecc...
"Che cazzo, non ti ci mettere anche tu adesso!"
Scusate, ma già mi viene nostalgia di mio, ci manca giusto questa!
Al che, lampo di genio, ho pensato "Ma chiediamo consiglio al meccanico per la macchina nuova!"
"Ma secondo te, per la strada che devo fare io, una Meriva usata può andare? Il motore regge?"
"Eeeeh!! Altroché se regge! Sì sì, andrebbe benissimo! Guarda, ce n'è una lì fuori in riparazione".

N'altra. Pensate ancora che sia io ad essere affetta da manie di persecuzione?
Insomma, Meriva sia.
Passa il week-end, arriva il lunedì. Lunedì sera il mio compagno mi fa, con nonchalance:
"Abbiamo i soldi per la macchina. Quando vuoi la prendiamo".
Come quando-vuoi-la-prendiamo, che sapevo di dover tirare settembre-ottobre con la P20 (Peugeottina 20enne)?? E lì ti senti proprio confusa inside.
Ok, ok, domani faccio un giro di telefonate. Decidere mi dà la colite. Vediamo, su autoscout ne ho salvate 8... ma teniamo quelle entro i 200km da casa, che magari è meglio. Aah, 5! Già si ragiona. Però una è fuori budget. E poi quel colore proprio... Uhm, anche questa è un po' in casino. Teniamola come riserva, và. Quest'altra è un 1.6, e non ha pochissimi km. Riserva anche te, tiè!
E ne rimasero due.
Telefono per la prima, viola, una fa-vo-la!!
L'hanno già venduta, ma da mo' anche. E quasi mi ridono in faccia.
Eperchècazzonontirivialannuncioallora???
Chiamo per l'altra, a Piacenza, mi dicono che è un'offertona, ha pochi km, è bellissima, e il prezzo è bassissimo, perciò devo sbrigarmi, perché ci sono altre persone interessate. Faccio sfoggio della mia faccia di glutei più efficace e mi mostro seriamente interessata all'acquisto immediato della vettura. Al che, il tizio lì, mi fa presenti alcuni piccoli dettagli, come l'aria condizionata che in realtà non c'è, i fendinebbia nemmeno, e il tagliando che l'auto deve ancora fare, "ma vedrà che il motore sarà perfetto!".
Non so, che altro c'è, c'ha i coccodrilli nel radiatore? Al posto dei fari ha due minatori russi infilati nel cofano che illuminano accendendo il cappellino?
Mi rassegno ad andare a Biella a vedere quella di riserva, bellissima anche se un pelino più cara del previsto. Vado sul sito a recuperare il numero di telefono, e... la macchina non è più disponibile.
Al che, l'incazzatura sfigo-isterica ci stava tutta.


"È assurdo! Ma che cacchio, ho i soldi ma non ci sono più macchine?? Ma dai, cazzo!! Ma perché??" La telefonata col mio povero moroso, imprecando col garbo che neanche un guidatore di ruspe.


Solo qualche ora dopo, la mia colleghina, si è messa a cercare tra le concessionarie che ha frequentato qualche mese fa, sicura di potermi dare una mano.
E ce l'ha anche fatta! Mi ha trovato una Meriva un po' cara rispetto allo standard che ci possiamo concedere, ma abbastanza recente e con un chilometraggio che, a quel prezzo lì, di meglio non trovo.
 

"Amoreeee!! Smack! Smack! Quanto ti amo! Maaasecondoteeee, sforare giusto di 6-700euro, ce lo possiamo permettereee? Smack! Smack!" La seconda telefonata al mio ancor più povero moroso.

Evitiamo il resoconto della telefonata alla concessionaria, durante la quale mi si è definitivamente spento il cellulare, giusto mentre mi domandavano se ero interessata a farmi "tenere da parte" la suddetta auto.
 

Quando sono andata a prendere il Topo in stazione, ne abbiamo parlato meglio, ed abbiamo deciso per quella.
"È grigia Topo. Vuol dire grigio chiaro, non argento, come quella che abbiamo visto ieri sera alla Opel tornando a casa."
"Ah, era grigia quella? A me sembrava quasi nera."
"Amore, il colore quasi-nero non credo esista, era antracite, grigio scuro, comecavolosichiama. I rivenditori lo chiamano argento. Ecco! Guarda là, alla rotonda! Quella è argento!"
"Aaaah..."
"E questa che arriva dall'altro lato della strada è grigia..."
"Ooh, ma che bella!"
"Invece, questa qui nel parcheggio, è nera."
"Uhm..."

E che mi vada bene stavolta, che se no quest'inattesa e piacevole new entry mi si trasforma da magica fiction ad orrida sfigtion.

P.S. La Smart alla fine me la compra il mio meccanico, la ripara lui e la tiene come auto sostitutiva. Felicissima!! Il Topo dice che così, quando non andrà più definitivamente, se avremo già la nostra casa col giardino, ce la possiamo riprendere e tenerla lì, tipo nano da giardino, no? O magari nel giardino ce li mettiamo pure, i nani. Così quando vogliono farsi l'happy hour, la macchina per andare ce l'hanno.
CONTINUA A LEGGERE!