domenica 31 luglio 2011

Oggi voglio fare... part IV

Il mio intenso desiderare le ferie, non è sufficiente a distogliere la mia attenzione dalla ricerca di un'occupazione alternativa.
O forse è semplicemente l'imminente scadenza del contratto, di venerdì, ad impormi un ulteriore interessamento.
Non più di un paio d'anni fa, vagavo per un centro commerciale della zona, e sono entrata in stato di trance in un negozio di pelletteria ed intimo (... sì, borse e lingerie). Dopo aver passato 40 minuti a farmi mostrare tutti i completini disponibili, ne ho scelti due favolosi, e nel farmi lo scontrino, la commessa ha preso ad illustrarmi le proprietà dei tessuti, la lavorazione del pizzo, come lavarli, che attenzioni avere per la "manutenzione". Mi ha ammonita più volte, attenta a non calpestarli (??), non farli bagnare dalla pioggia (non si sa mai che al primo temporale mi venga il raptus di mettermi a correre per strada vestita solo del suo intimo), e nemmeno con bevande alcooliche (perché, si evince guardandomi in faccia che se alzo un po' il gomito poi mi metto a ballare in piedi sul tavolo in reggiseno?), e non li stropicciare troppo (quindi guai a chiunque provasse a palparmi le tette).
Mi è parsa decisamente preoccupata, al che l'ho rassicurata, informandola che conoscevo bene entrambi i tessuti e senz'altro avrei utilizzato la massima accortezza.
"Ma come? Queste sono lavovazioni nuove, sicuva che le conosci?", mi chiede con fare sospettoso.
"Sì, certo, non lavoro nella nicchia dell'intimo, ma sono del settore abbigliamento anch'io, è mio dovere informarmi anche su ciò che non concerne esattamente quello che facciamo."
"Oooh, ma daaaiiiii, che lavovo mevaviglioso!! Ma lavovi qui vicino?"
"Eh no, purtroppo lavoro in Veneto, qui in provincia non c'è molta possibilità"
"Oooh, ma allova sei sempve in macchina!! Quanta stvada fai??"
"Neanche troppa in realtà, sugli 80 km al giorno"
"Eh beh, sei fovtunata, io pvima di venive a lavovave qui facevo la vappvesentante di caffé pev la Ivog [nota azienda della zona che distribuisce bevande in aziende e bar], evo in macchina 12 ove al giovno!"
"Eh, 'nsomma, che vitaccia."
"Ah nonnò, eva fantastico, mica come qui! Avevo il mio pacchetto clienti consolidato, givavo solo con la macchina aziendale, evo sempve in autostvada, pagavo pedaggi, benzina, pvanzi e pausa caffé in autogvill tutto con cavta di cvedito aziendale, e pvendevo anche un bello stipendio!"
"Scusa, ma portavi in giro caffé per tutto il giorno, non te ne davano un po', che so, per uso personale?"
"Sì ma quel caffé eva ovvibile. Ah, ti divò una cosa, questo non si poteva dive ai clienti in vealtà..."
"Non mi dire!"
"Già. Pevò eva un gvan bel lavovo quello, aaahh..."
"Perdonami, ma... perché hai smesso?"
"Pevché mi sono schiantata contvo una macchina in autostvada, sono stata opevata al bvaccio pevché me lo sono votto e..."
"Aah, e poi non hai più voluto riprendere..."
"No, poi ho vipveso ma ho fatto un fvontale andando da un cliente. Sono stata vicovevata ancova, e quando sono uscita avevano dovuto sostituivmi pevché non viuscivano più a stave dietvo alle consegne, sai..."

Naturale, eh, mica perché sei un pericolo pubblico e non si sa mai che il cliente, nel raggiungerlo, lo investi proprio.
Comunque sia, questa conversazione, all'epoca, mi ha illuminata.
Anch'io volevo fare la rappresentante di caffé della Ivog con pacchetto di clienti consolidato, auto aziendale, carta di credito e ottimo stipendio.
Ho iniziato ad inviare curriculm, lettere di presentazione, mi sono rivolta anche all'azienda loro maggiore concorrente, non si sa mai che anche loro prevedano queste figure professionali!
Mi sembrava di essere stata esaustiva e molto convincente nel motivare la mia decisione di passare da stilista a rappresentante di caffé... però non ho mai ricevuto una risposta, né un minimo contatto.
Da allora, con cadenza pressoché semestrale, rinnovo la mia candidatura. Inizio a sospettare che mi abbiano inserito nella posta indesiderata.
Io mi ci vedo troppo, a viaggiare e cantare tutto il giorno, trasportando raffinate miscele e simpatici omaggi per i clienti più affezionati, e sarei sempre di buonumore, ansiosa di cominciare ogni giorno la nuova giornata lavorativa. E risulterei così socievole e simpatica, che loro farebbero passaparola, ed attenderebbero con ansia l'arrivo della ragazza delle consegne per poter ridere insieme, e darle qualche nominativo di amici o conoscenti ansiosi di provare lo speciale caffé che... Sto viaggiando troppo con la fantasia..? Dev'essere il caldo.
Mmmh! Vedo che la mamma ha comprato quel limoncino che mi piace tanto! Una bevanda ghiacciata mi calmerà sicuramente. Mi lego uno strofinaccio a mo' di bavaglino (che se no poi sporco il reggiseno), trangugio, e vado ad inviare una nuova candidatura, si sa mai che l'ultima non l'abbiano ricevuta.
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martedì 26 luglio 2011

Invito a cena con delitto (solo immaginato, purtroppo)

Allora, coi piedi doloranti ci incamminiamo di nuovo verso il centro del paese.
Cioè, il mio moroso si incammina verso il centro del paese, io parto dritta nella direzione opposta, forte del mio formidabile senso dell'orientamento.
Mi rinfresco bevendo una freschissima ed interminabile sorsata d'acqua da una fontanella, e quando mi accorgo dei ciclisti ansimanti e sudaticci che attendono spazientiti il loro turno, mi sposto.
Oggi i ciclisti mi stanno sulle balle.
Cerco di ridarmi il buonumore osservando i cigni nell'acqua. Il Topo mi insegna a distinguere maschi, femmine e cuccioli. Osservo un bel maschione intento a cibarsi di succulente alghe, zampettando leggiadro sott'acqua, e facendo uscire una cosa allungata e marrone-nerastra dal didietro.
È ormai ora di cena, ed iniziamo a domandarci il da farsi.
Mangiamo qui? Ceniamo a casa? Cifacciamounaperitivoeceniamodaqualchepartesullastradadelritorno?
Normalmente, sull'aperitivo avrei ceduto. Cioè, io sono una che se può fa dell'aperitivo la sua cena, se posso piluccare anziché mangiare seriamente, sono solo contenta. Se poi scorre alcool, sono qui a braccia aperte!
Certo però che quella scarpinata m'ha tolto completamente la fame (o magari è colpa del cigno?). Senza contare che me ne sto in gonna di jeans, canotta bianca (carinissima, per carità) ed infradito, non è che sono in quella che definisco una tenuta ideale per cenare in uno di questi ristoranti.
Difatti, ci incamminiamo verso il parcheggio.
Arrivati quasi in fondo al paese, vediamo questa serie di tavoli apparecchiati immersi tra gli alberi, tutti vicini tra loro ed illuminati da lumi appesi ai rami. Sedute, famiglie, bambini ululanti, coppie di adolescenti semi-nude, mi pare anche l'orso di peluche di poco prima. Insomma, un'atmosfera che mi fa tanto bettola e mi rilassa.
Un'occhiata al menu aperto all'ingresso, "AAAH! Locanda! Eh beh! Qui l'ambiente non è ingessato come nei ristoranti di prima!", e ci si appropinqua ad un cameriere a caso per farci assegnare un tavolo. Non mi è ben chiaro perché in un ambiente come questo siano tutti in tiro con l'uniforme, il panciotto... non sarebbe più consono un bel grembiule cerato integrale?
I tavoli fuori sono tutti prenotati, ma il ragazzo si offre di mostrarci la saletta interna della Locanda, se può essere di nostro gradimento.
"Sè... sarà come mangiare al bar sport, che chiccheria." , e già mi immagino i vecchietti col bicchiere di bianco e il fiato di Clinto.
Dall'atrio, dove ci dà il benvenuto la signora della pubblicità del Rio Casamia alla cassa, ci spostiamo verso una sala, che poco a poco metto a fuoco: soffitti in legno con travi a vista, pavimento in parquet lucidissimo (la signora del Rio Casamia deve aver appena finito), dipinti giganti alle pareti, piccoli tavoli coperti da candide tovaglie, candelabri.
"Dove preferiscono i signori, qui, qui, qui, o là, là, là".
"Tesoro, dove ti piace di più!" mi aiuta il Topo.
"Sììì... ehm... laggiù in fondo in fondissimo, quel tavolo incastrato dietro a quell'altro, nascosto dietro la porta aperta, si può?"
"Prego, dove desidera".
Mi avvio risoluta e a mento alto verso il fondo della sala, il cameriere talmente vicino che sento il suo respiro scompigliarmi i capelli come un refolo di bora.
Oddio, deve dirmi qualcosa?
Mi giro, fermandomi, lui s'arresta di colpo. Lo guardo, lui ricambia e sorride, ma non dice niente.
Riprendiamo a camminare. Lui avanza, mi viene di fianco, io mi fermo, lui anche, lo guardo, lui sorride.
Con una falcata che manco Kate Moss, raggiungo il tavolo, ma lui mi ha già sorpassata. Lo fisso con occhi sgranati e cerco di comunicargli minacce telepatiche "Se mi scosti la sedia ti otturo una narice col papillon". La sedia la lascia stare, ma chiude la porta che nasconde parzialmente, e comunque quanto basta, il tavolo. Preceduto da un sonoro PUFF! e sbroffi di fumo, riappare (manco m'ero accorta che era andato) consegnandoci i menu. Il mio senza prezzi.
Scruto le persone sedute nella sala: uomini vestiti di tutto punto, il massimo dello sportivo concesso è una polo di Ralph Lauren, accompagnati da impeccabili signore, con addosso tutti i gioielli buoni e, per non sfigurare, anche un lampadario e l'argenteria. Conversano di politica, di malasanità, di lavoro, bevendo vini israeliani e gustando insalata di pescegatto di Norvegia tiepido marinato alle erbe e agrumi in mllefoglie di pane e asparagi canditi. 'Na pesca sciroppata ripiena di tonno no?
Optiamo entrambi per fettuccine ai porcini, con un mezzo di vino della casa (che vi giuroera la cosa più squisita che abbia mai bevuto in vita mia!), e basta. Il cameriere fa il gentile, ma sotto sotto lo vedo che è schifato da sti due pezzenti che ordinano un piatto di pasta e stop. Ma io già puntavo la torta al formaggio.
Ci serve, ed io già so che farò casino. Non la devo prendere la pasta lunga quando sono in mezzo alla gente.
Per farla breve, quando il Topo ha già bello che ripulito il piatto, io sono ancora lì che cerco di arrotolare elegantemente le fettuccine sulla forchetta, facendo in modo che non venga fuori una mappazza di pasta che per ingoiarla devo mostrare ai commensali l'intestino crasso dall'apertura della mia bocca.
Nel corso della (brevissima) cena, ho uno scambio di occhiate tutt'altro che simpatiche con una signora intenta a tagliare un quarto di bue, seduta alle mie ore 23. E mi prudevano un po' le mani (e la lingua).
Anche qui, non so quanto ho brontolato per non essermi portata un cambio in vista della cena.
Ordinato e trangugiato furtivamente il dolce, senza attendere che sparecchino, ci alziamo e procediamo al trotto verso la signora del Rio Casamia, per lasciarle il contenuto di metà portafogli del Topo, fulminare il cameriere accorso per accertarsi che volessimo andare senza bere un caffè, ed uscire di fretta da lì.
Alla faccia della locanda. Locanda e Pri-versione-sfatta-spettinata-con-gli-occhi-da-panda mi sembravano andare d'accordo.
Sarebbe stato meglio trovare i vecchi ubriachi, e magari qualche camionista arrapato. Di certo, non avrebbero risvegliato il serial killer dormiente che è in me.
Achtung.
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domenica 24 luglio 2011

Il fattore ESSE. Perché se te lo vai a cercare...

Non che mi aspettassi nulla di differente, sia chiaro.
Martedì mi è venuta questa splendida idea, da proporre al Topo: perché sabato mattina non partiamo, borse in spalla e pieno di benzina fatto, e non ce ne andiamo al mare in giornata?
In fondo, che sarà mai, un'ora e mezza d'auto! Almeno il sole lo si sopporta meglio in acqua/sulla sabbia, e poi vuoi mettere che bello tornare sul lungomare a sera inoltrata, col buio? Sono 3 anni che non vedo il mare nemmeno in cartolina.
Ecco, io queste giornate, non le devo organizzare.
Premesso che quindi abbiamo fatto le corse giovedì sera per comprare i costumi per il Topo, che non sarebbe tornato a Milano fino a lunedì sera e quindi era sprovvisto di qualunque cosa. Che mi sono stampata una mappa dettagliatissima che comprendeva anche tutte le possibili attrazioni per cena&dopocena. Che ho dovuto comprare il caricabatterie per il navigatore, perché il mio, boh, è scomparso. E niente, sono lì tutta felice, che sogno di lettini e salsedine in attesa di svegliarmi e partire, e vengo destata da un BOBOOOOOOMMMMM... FFSSSHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH.
Cazzo. Il temporale. Mi sa che il mare anche no.
Dalla spiaggia al supermercato, il sabato mattina prende la piega delle faccende domestiche. E intanto io macino... Bah, magari possiamo fare un gitina fuori porta lo stesso... non sarà la stessa cosa, ma il Topo è capace di uscirne più felice, che da buon montanaro non sente tutto questo spasmo marino.
Ma no, il tempo non è nostro amico, e anche la meta alternativa che ho in mente, non mi sembra godibile in queste condizioni. Vabbè, consoliamoci con a little bit of shopping, e sputtaniamoci quel po' che resta della busta p(i)aga.
Ecco, come usciamo dal supermercato, sono costretta ad indossare una canotta appena acquistata in un negozio, tanto è il caldo che c'è. Ormai però per il mare è tardi, arriveremmo alle 18-18.30, che ci vai a fare..?
"Dai che ti porto in un bel posto!"
Scarichiamo a casa la spesa, e via che si parte.
Tralasciando le strade sterrate che mi sono cuccata per 45 minuti (schifoso di un navigatore Skyway), arriviamo alla meta: Borghetto di Valeggio sul Mincio. Guardate che roba.
Anche qui tralasciamo una serie di imprevisti, come il parcometro che per qualche oscura ragione non voleva saperne di funzionare, salvo poi essere sbloccato dai gentili modi di un signore arrivato di lì a poco.
Passeggiamo, finiamo coinvolti in una parata di nozze, troviamo il sentiero per il castello.
Cal chì.
 "Andiamo?" Faccio io tutta esaltata? Che sarà mai, una scalinata.
Una scalinata.
Mica sapevo io che era in realtà uno scosceso sentiero in collina!! Sì perché, dopo la curva della foto, le gradinate zompano verso l'infinito e oltre, e così per circa 400 metri. 400 metri e più o meno 15 minuti di sudore e parolacce, rivolte dapprima al sentiero, e poi a me, che con la minigonna di jeans non avevo una falcata tanto ampia da salire certi gradoni sassoluti, ed ho dovuto quindi sollevarmela lungo le cosce ai limiti della decenza.
"Dai, vedrai che poi scendere sarà facilissimo!", mi fa il Topo, arrivando addirittura a convincermi.
Dovevo capirlo invece dalla faccia della moglie di quello del parcheggio (che abbiamo incrociato salendo), che c'era qualcosa che non andava.
'Somma, arriviamo in cima. 
"Ah ma c'era anche la stradina!"
Porcaputtana.
Il castello. Per carità, bellissima vista, splendido castello... ma vedere che ci hanno allestito un cinefoum, mi ha fatto cascare le braccia.
"Vabbè, scendiamo?"
"Sì, dai, e prendiamo la stradina stavolta, che anche se ripida, tanto è in discesa, almeno arriviamo prima!"
Ci incamminiamo, io resto a bocca aperta davanti alle case a dir poco maestose che si ergono ai lati della via. E all'orso gigante di peluche che mi osserva seduto su una sedia da giardino. Vi giuro, un orso di un metro e mezzo di altezza sicura sicura, lì in mezzo al nulla... è un po' inquietante.
Che poi c'era sto cartello, Attenti Al Cane. E niente, mi sa che si è persa la metà cartello recante la scritta Che Se No Lo Pestate, perché quando ho sentito lo zampettìo canino avvicinarsi di corsa, mi sono giusto un attimo spaventata, ma quando ho visto sto sorcio che nello sforzo di abbaiare aveva il rinculo...
In effetti, 5 minuti ed eravamo in fondo alla strada... sì, peccato che eravamo anche sulla statale e a 4 km più o meno dal paese.
Rampa su per la stradina, "Toh, c'è un'altra viuzza, prima ho visto della gente scendere di qua, proviamo?", "Maancheno che chissà dove andiamo a finire!", arriviamo alla scalinata di prima.
Nella mia mente, un'eco: Tanto Scendere Sarà Facilissimo.
Ma nel mio inconscio sapevo di aver commesso errori gravissimi, così chiamati: Minigonna. Di Jeans. Stretta. Ciabatte. Infradito. Col Tacco.
Inizio a scendere. Claudicante come un incrocio tra un Moloch e una talpa dal muso stellato, faccio del Topo un appiglio, inzuppando di quando in quando la mano in pozzanghere di resina sulla staccionata-sostegno. Mai brontolato tanto in vita mia, non sapevo più se insultare la natura, il castello o il mio moroso. Se non altro, lui l'ha presa sportivamente, se la rideva di gusto. Per tutta risposta, indispettita dal suo sminuire la mia atroce sofferenza, mi rifiuto di scendere un gradone piuttosto malmesso, mi appendo senza preavviso al suo collo, e mi faccio trascinare al successivo da lui senza ovviamente lasciare possibilità di replica.
Il massimo della disperazione l'ho raggiunto nel momento in cui abbiamo incrociato un ciclista che saliva a piedi la gradinata. Con la biciletta in spalla.
La mia antipatia è stata tale che non ho potuto evitare di fotografarlo.
Eddai, alla fine a terra ci sono arrivata. Ho rischiato di cadere nel Mincio quando mi sono seduta sul muretto per riprendermi, ma vabbè.
E poi niente, ci sarebbe il racconto della cena minuto per minuto, perché merita ed è perfettamente in tema, ma facciamo che lo scrivo domani o martedì, che adesso vado a regalare a Romeo un nuovo paio di ciabattine con cui giocare.
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giovedì 21 luglio 2011

Ma ammazzati! (in 5 minuti eh)

Siccome vi voglio bene, voglio rendervi partecipi di come si svolgono le mie giornate.
... già odo i vostri "Perchéééé???", "Eccheccazz...", "Mo' che vuole questa?". Good.
Vi capita mai quel momento in cui, per una ragione o un'altra, la sola cosa che vorreste fare sarebbe appropinquarvi al muro e prenderlo a sonore e sanguinolente testate? No perché a me sì.
Ammetto che sono più frequenti i momenti nei quali l'istinto omicida minaccia di sfogarsi sul gargarozzo altrui, ma tutti abbiamo di quando in quando la propensione ad ascoltare il piccolo emo che è in noi, pur senza arrivare al puro autolesionismo.
Prima di conoscere ciò che sto per mostrarvi, mi sfogavo come potevo: voltandomi di scatto beccando il primo che passava "Hah! TU!!" e scaraventandogli addosso una risma di carta con movimento rotatorio che manco il lancio del giavellotto; indicendo corsi istantanei di Insulto Creativo a frequenza libera; muovendomi per la fabbrica armata di metro da sarta, utilizzato come arma da far steccare addosso al primo che mi si avvicinava guardandomi storto. Una volta ho persino fatto una scansione del mio dito medio e l'ho stampata, con tutta l'intenzione di attaccarmela dietro la sedia cosicché l'Impiegata dell'An(n)o, in arrivo di lì a poco, ottenesse risposta senza che né io né lei sprecassimo tempo e fiato. Ma l'altra mia collega me l'ha impedito, per il semplice motivo che poi, probabilmente, sarei stata ripresa per aver sciupato inutilmente inchiostro (compatibile).
Vi presento il mio nuovo antistress: Five Minutes To Kill (Yourself)
Dovrete calarvi nei panni di un impiegato frustrato (quale estrema difficoltà), muovervi per gli uffici, sfruttando tutti i mezzi possibili... per uccidervi. In 5 minuti 5.
Troverete colleghi e capo che potrebbero voler fare due chiacchiere e farvi di conseguenza perdere tempo, e lì sta a voi cercare la risposta migliore da dare per squagliarvela. O per farvi prendere a mazzate, che a me è capitato anche questo. Usate tutto tutto eh? Penne, tagliacarte per squartarvi, fotocopiatrici, il mocho vileda, costumi da pignata per essere martoriati da un'orda di colleghi esaltati armati di bastone... cioè, siate creativi, perdinci.
Sembra facile... Oh, giuro, io lo prendo molto seriamente questo giochino scemo. Cioè, penso che vedermi morire entro i 5 minuti mi porterebbe inevitabilmente una sensazione di sollievo senza pari da far concorrenza a Semola quando dopo la popò se ne corre fuori dalla lettiera facendo gatto Ninja e capriole in aria per l'intenso senso di liberazione.
E invece non ce la faccio.
E quindi rimango stressata e incazzosa e mordo.
E se ci riprovo e non ci riesco divento idrofoba.
E allora non gioco più che se no è peggio.
No ma provatelo eh, guardate che distende i nervi che è una meraviglia!
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lunedì 18 luglio 2011

Nella gabbia dei colleghi

Vi avevo promesso un proseguo della presentazione generale dello zoo qui, ehm, dei simpatici colleghi coi quali condivido una buona fetta delle mie giornate.
Vi avevo già elencato pregi, difetti e fattezze di titolari e congiunti. Mancano giusto alcuni animali.
L'aspirante addestratrice di bestiame qui è l'Impiegata dell'an(n)o, che poi impiegata non è, perché è un incrocio tra un magazziniere e un bestemmiatore seriale, che di tanto in tanto si occupa di pulire i gabinetti e di catering. In questo preciso ordine. Il suo nome totem è Lingua Felpata, dovuto sia al candore col quale ti insulta, sia alla notevole abilità nella pratica del lecchinaggio pelo-e-contropelo là dove non batte il sole, pratica quest'ultima riservata perlopiù al GCV e alla MF.
Quando la si asseconda-barra-è di buon umore, ti concede il piacere di ascoltare i resoconti delle sue pazze nottate in discoteca con le sue pazze amiche del cuore, resoconti questi appassionanti come un test sulle reazioni cutanee al polline dell'alchechengi. Le piace aggirarsi per i capannoni a bordo del suo muletto carrozzato jersey, cantando David Guetta. L'IdA ha 35 anni e si vocifera sia in parte uomo.
Menta Fredda, per fortuna che è lontano. Uno dei pochi uomini presenti, è stato dislocato nel distaccamento a circa un chilometro da qui, lui e tutti i suoi macchinari, così, non si da bene perché. O magari sì. Perciò, i nostri rapporti avvengono prettamente per telefono, il che mi rende esponente di una fortuna sfacciata (ormai l'avete capito perché, no?). Parlare con lui al telefono è quanto di meglio si possa fare, specie dopo una lite furiosa con uno a caso dei soggetti citati sopra o nel capitolo precedente; la sua voce è come un estratto di carciofo e mi rasserena. Quando invece mi parla di persona, l'atto mi turba e l'odore mi stende. Menta Fredda ha un serio problema di alitosi, che non sono qui per deridere, per carità. Anche perché non c'è molto da ridere quando mi piomba alla scrivania per un saluto, e comincia a sospirare sonoramente (ed odorosamente) le sue pene. Chissà perché però, quando arriva in orario di pausa caffè/spuntino/merenda, poi la dieta fila liscia che è una meraviglia.
1-2-3 Cielo Azzurro, aka RagionierMer(d)aviglia, tiene le redini della contabilità aziendale, ha una passione sfegatata per le cartucce compatibili (per la mia stampante, mica per la sua), tanto che, statene certi, l'ultimo modello uscito, sia esso di produzione cinese, congolese o di contrabbando, è già lì che mi aspetta sulla scrivania. Aggeggi infernali che prima di essere inseriti vanno forati in un preciso ordine ed entro un tempo prestabilito e li devi inserire tenendoti il piede sinistro sollevato con la mano destra, che se no non funziona. E lui ti dice anche su, perché sei un'ignorante e non sai nemmeno seguire le istruzioni. 1-2-3 Cielo Azzurro è un accanito consumatore di Activia, nonché co-autore degli spot della Marcuzzi, ed ogni giorno alle 15 in punto condivide con noi la sua naturale regolarità. Nel bagnetto cieco, dove lo Zio d'America lascia i segni del suo passaggio. Dove andiamo anche noi, sì. Dove 1-2-3 Cielo Azzurro (da qui il nome), spruzza all'impazzata un deodorante per ambienti del 1982, un bombolottone pieno di ruggine che ancora non si capisce come mai finisce. Il mix di odori che si crea in quel bagno 1,5 x 2, credetemi, è letale. Se non altro, gli insetti sono tutti morti.
Il LupoMangiaFrutta, per gli amici Cita, è l'assistente del RagionierMer(d)aviglia. Imperdibili i loro scambi:
RM: "Allora, prima fa così e così..."
C: "Sì"
RM: "Poi va qui..."
C: "Sì"
RM: "Poi fa così ed ha finito"
C: "AAH! Occhei!"
RM: "Bene! È chiaro? Ala capìo?[Ha capito? ndr]"
C: "Ehm... no."
Cita stessa dichiara che persino il suo medico di base l'accusa di essere ben poco sveglia.
Ha una spiccata passione per la frutta in genere, che gusta felice di sbrodolarsi il viso di succosa polpa. La sua particolare attitudine a sbucciare banane, e le fattezze lievemente scimmiesche, ci portano a sorvegliare, qualora ne contengano, le nostre borse del pranzo con estrema cura, certe che, alla minima distrazione, il contenuto verrebbe sicuramente trafugato. Io stessa ne sono stata vittima in più di un'occasione.
C ama ascoltare i fatti personali atrui, specie se non raccontati dai diretti interessati, ed è possibile misurare con quanto trasporto stia partecipando allo spettegolamento in base a quanta frenesia mette nell' "insaponarsi" in aria le mani mentre ascolta.
RosannaLambertucci è una delle veterane dell'azienda. Come suggerisce il suo nome, è sempre attenta alla forma fisica... altrui. Questo già di per sé deve bastare a farvi capire quanta simpatia io possa provare nei suoi confronti. Sicuro sicuro, se non ti vede per almeno 3 giorni, il saluto che ti rivolgerà sarà uno a scelta tra "Te sito ingrasà? [Sei ingrassata/o? ndr]", "A te seri piusé magra prima [prima eri più magra. ndr]", "Sito in dieta che non te magni gninte? [sei a dieta che non stai mangiando niente? ndr]". Tuttavia, RL non ha a cuore solo il benessere fisico delle sue colleghe, e non fa delle sue innocenti critiche con tono accusatorio l'unico argomento di conversazione. È ben noto, infatti, che RL ami fare lunghe pedalate in bicicletta, per il suo paese e per i 4 limitrofi, al fine di raggiungere le piazzole dove affiggono le epigrafi e vedere chi è morto. Per poi comunicarlo ad eventuali colleghe disinformate "Ma eto mia sentìooo?? [Ma non hai sentito? ndr]", arricchendo la notizia con dettagli relativi alle cause del decesso, all'età e stato civile di parenti e congiunti, al colore del completo dell'impresario delle pompe funebri. Talvolta accade che un/a defunto/a non fosse esattamente in perfetto pesoforma, ed è qui che RL mostra il suo più forte disappunto, perché non c'entra se il signor Diomede aveva computo il 112° compleanno l'altroieri, se avesse perso quei 3 kg e mezzo, sicuramente al sarìa mìa morto!
Questo è ciò che popola circa un paio di gabbie... le altre non sono poi così interessanti... o magari anche sì. Lo scopriremo nel capitolo successivo. Intanto, vado a tampinare la borsa termica, che ho visto un'ombra furtiva che mi piace poco.
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martedì 12 luglio 2011

'O sole mio sta in fronte a me. Ma anche sulla schiena e sui glutei.


No, veramente, del braccio da camionista bulgaro ero stufa e arcistufa.
Con la Smart mi andava di lusso, perché col tettuccio in cristallo, più o meno mi si abbronzava tanto il braccio sinistro quanto il destro. Con Procopio è tutta un'altra musica, ed io sembravo una Bontà di stracchino Vallelata con un Grissin Bon gusto classico conficcato nel fianco. Corpo mozzarellifero, braccio sinistro strinato.
Ma perché dico io??
A me fondamentalmente, della tintarella, me ne frega zero meno. Solo che andare in giro conciata così, non si può, no, non si può. E con l'andare dell'estate, la situazione braccio-bulgaro poteva solo peggiorare.
Così ho provato le gioie del sole a casa propria. Ho anche acquistato una sdraio super tecnologica per l'occasione (anzi, più che acquistato, grazie Topo!) e poi via di balcone, succo di frutta, libro ed occhialoni da sole.
Il risultato, lo vedete anche voi.
Che per caso ho preso un po' troppo sole?
Aggiungo inoltre che vi ho mostrato volutamente il minimo indispensabile, in quanto non è assolutamente mia intenzione far mostra di cotanto popò, che già di suo si fa notare anche troppo.
La mia estetista si rifiuta di farmi le lampade. Dice che ho la pelle troppo "nordica", mi brucerei. E anzi, dovrei accentuarla con un bel biondo caldo sui capelli.
La mia parrucchiera si rifiuta di farmi bionda, perché con la pelle così chiara, coi capelli ancor più chiari poi gli occhi non risalterebbero più. E anzi, dovrei abbronzarmi un po', così contrastano.
A parte che me la devono spiegare questa cosa che io mi presento da loro col ditino alzato tipo "Scusa, non è che oggi mi faresti...", e loro "NEIN! MA KE SEI PHAZZHAH?!?" -non sono tedesche, ma il tono rende uguale.
Nemmeno si conoscono, eppure vige questo tacito accordo.
Vi giuro che la visione d'insieme farebbe invidia al Gamberone alla piastra dell'Anno.
Che poi non ho mica capito i commenti sul lavoro.
L'Impiegata dell'An(n)o mi fa:
. "Ma se non ti ho mai vista abbronzata! Ah beh, anche adesso te ne manca in effetti.", al che l'ho candidamente fanculizzata con tutta la mia stima. Almeno con lei posso permettermelo.
Poi arriva lo Zio d'America, sbraitanto e con la schiuma alla bocca (passato troppo tempo col cane del parcheggio??), che viene nel sottosoppalco e come nei migliori film:  . SPAAAM (Pacca sulla spalla. La mia.) "Uelààà, ciao ragazze, tutto bene??" . " 'somma..." con un fil di voce e facendo "così così" con la manina. . "Eeeeeeh, ma se sei rossa!! Eeeeeeh, ma non ti devi mettere al sole te, che poi ti scotti!" . "Lei dice Zio?" domandi mentre in preda a scrittura automatica scrivi sul tuo blocco qualcosa di molto simile a un "mavacaghèr". Ah, naturalmente cotanto rossore è frutto di ciò che è filtrato dalla mia protezione 50+ per bambini. Fate vobis. Ora, prima di cena, vado a fare il bagno nella Prep.
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lunedì 11 luglio 2011

Oggi voglio fare... part III

Ormai da quest'appuntamento potremmo ricavarne una sorta di rubrica settimanale.
Dopo i miei fantastici viaggi esclusivamente-mentali nella landa delle Hostess di terra, e negli scantinati dei tassidermisti, oggi e qui dichiaro che la mia mente trova soddsfazione nel figurarmi in un nuovo contesto lavorativo: il tecnico di revisioni auto.
C'è un corso in partenza proprio in questo periodo.
Lo so che ho avuto giusto qualche sfiga in ambito motori... ma non è che fosse colpa mia e della mia presunta negligenza al volante, tutt'altro, sono un esemplare di donna atipicus, insolitamente scafata e dal piede sportivo, nonché maga dei parcheggi, specie davanti ad elementi architettonici degni di nota, capito Gio?
Io amo le automobili. Seppur i miei gusti varino a seconda delle fasi lunari, come avviene per le preferenze lavorative. Sono le automobili che devono avere qualche problema con me.
Torniamo indietro di qualche anno. Dunque, 8 anni fa, esattamente in questo periodo, appena investita dalla maggiore età, ho cercato a mia volta di investire un pedone, cimentandomi nelle prime guide con la fantastica Fiat Uno di mia madre, auto che ancora oggi rimpiango per il legame affettivo che si era instaurato, a senso unico. Io l'adoravo, anche quando borbottava minacciandomi nel mezzo di un'inversione, anche quando mi si spegneva sul cavalcavia, in salita, persino quando, da neo patentata, mi piantava in mezzo alla strada ululando, con la lancetta della temperatura dell'acqua che cercava di schizzare via olte l'inindicabile.
Dopo poco, i miei nonni mi hanno regalato un Punto del 1996, che ne ha sopportate di ogni. Dagli slalom tra gli autobus, in città, fermi ogni 20 mt, alle inchiodate ai semafori che come durata media facevano "1-2-3-tihofregato!", alle prove di resistenza in autosdrada, per testare quanto la mia piccola meraviglia potesse tirare avanti.
Sciocchina, lo so, ma anche se non sembra, sono stata una 18enne molto cauta, specie da quando quella macchinata di marocchini m'è entrata nel muso mentre io me ne andavo bella bella dritta dritta per la mia strada.
E si sono pure incazzati! Uno è sceso correndomi incontro sventolando un pugno, fate voi.
Dopo 5 anni di onoratissimo servizio, l'ho ceduta a mia madre, che ha così potuto rottamare la sua Y10 (sì perchè la Uno nel frattempo è spirata). Gliel'ho ceduta, ma non prima di aver sistemato la frizione, che proprio il giorno prima ha fatto sì che si creasse il tipico scenario da nebbia in val Padana, in agosto.

Sapete come funziona, vai a convivere, ma perché tenere due macchine, una macchina ti costa come un figlio (questa la mamma di lui, e già da qui dovevo capirne tante di cose), e di qua e di là, ci siamo tenuti la sua Punto, per gli amici Unto, viste le condizioni indecorose. Ma decisamente più recente della mia, e fresca fresca di officina, dopo 3 mesi e 3 giorni (e non scherzo) via.
Perché andando all'Ikea, alla simpatica distanza di 155 km da casa, il cambio (automatico, bruta bestiasa), ha autonomamente deciso che anche a marcia inserita non avrebbe ingranato, mandando il motore su di giri e tenendo la macchina ferma. Che goduria...
Insomma, torna dall'officina, la si usa. Con criterio, ma la si usa.
Scemi noi, 4 giorni dopo l'atteso ritorno, siamo andati... all'Ikea. Sulla strada del ritorno, ri-ecchila. Stesso guasto, e via in officina a tempo ind.
Siccome non potevo utilizzare a vita il furgone dell'azienda (immaginate tutti i giorni avanti e indietro col Ducato), e soldi per una macchina nuova non se ne parlava, è subentrata l'AlloraSuocera (che chiamerò AS, per non disonorare tale appellativo, ora utilizzato decisamente meglio), che si è offerta di comprarci una Smart, da tenere come seconda auto per le emergenze.
La Unto è tornata nel giro di un paio di mesi, la Smart, dopo 6 mesi, la l'AS me la chiesta indietro per il figlio psicopatico, che doveva ri-prendere la patente, visto che gliel'hanno fogonata dopo 4 mesi che ce l'aveva.
Tempo 15 giorni, le si è fuso il motore.
Arriviamo poi alla mia ultima Smart, quella che mi ha abbandonato il 15 maggio (segue lacrimuccia commemorativa), a novembre 2009. E sappiamo com'è finita.
Va bene, qualche disavventura automobilistica l'ho vissuta, ma lo so, sarei un perfetto tecnico di revisioni!
Cambio olio, filtro, controllo luci... Passami la brugola, stringi questo bullone... Uscire dall'officina mezza nera, sapere di essermi sudata la paga... Potrei acquistare un set di salopette per il lavoro, e dei bellissimi fermagli per raccogliere i capelli, e...
Occhei, vado a vedere il programma del corso, che è meglio.
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mercoledì 6 luglio 2011

Gli anni passano...

... gli acciacchi arrivano.
"Goditi l'ultima sera da giovane" - La mia cara collega salutandomi ieri sera.
"Bblllleeeaarrgghhhh!!" - Io mezzora dopo, in una strada sterrata, piegata in posizione Motorola-Startac, cercando mio malgrado di imitare la bambina dell'esorcista.
Of course, ho preso pure su dalla MF perché mi sono permessa di fare solo 8 ore e mezza ieri prima di decidermi ad andare a casa.
Potevo vomitarle sulla scrivania, decisamente.
Ancora un po' e mi si abbattevano addosso giusto qualche folgore e uno sciame di api affamate.
Sarà uno splendido compleanno. CONTINUA A LEGGERE!

martedì 5 luglio 2011

Chiedo il permesso di poltrire

Sono spenta.
Sono assonnata.
Sono anche lievemente incazzata (ma sono quasi sicura che in realtà sia semplicemente sonno), e mi aggiro per il sottosoppalco mostrando il coguaro zitellopedante che è in me.

Persino la MF (Moglie Faina) del GCV (Gran Capo Volpe) se n'è accorta,"Oooh -mormorio di disapprovazione- , ma come sei pallida!". Mi si sono sgranati gli occhi in un impeto di gratitudine, ho iniziato a formulare una risposta di senso compiuto, nonostante lo stupore, tipo "Beh, sai, sarà solo un po' di stanchezza, ma...", pensando Forse in fondo non è così sss... "No che non ti salti in mente di ammalarti proprio adesso!!" ... TRONZA.
Eh sì, sono stanca. Le ultime settimane sono state un delirio. Già dallo scorso weekend non ho riposato una cippa, perché ci siamo tirati mio fratello a dormire a casa mia. Avete idea di cosa significhi avere a casa un bambino di 9 anni, settimino ed affetto da sindrome da iperattività? Ecco. Perché d'ora in poi col cazz che lo faccio stare alzato a guardare Cartoon Network fino a mezzanotte, sapendo che ci metteremo 2 ore buone ad addormentarci tutti perché "Miscappalapipì-Hosete-Semolamitiralezampateintestaperchévuoledormiresulmiocuscino". Mettici Van (il micio cieco) che salta su e giù dal letto in preda a una crisi isterica perché sente che c'è una presenza strana e urlante in casa/percepisce che ho spostato mezzo metro più a sinistra il letto per farci stare a fianco il lettino degli ospiti, Romeo con l'influenza che lascia strisce di lumaca all over my body, e siamo a posto.
E poi alle 7, alle SETTE di domenica mattina Tic Tic, senti le sue ditina sante conficcartisi nei reni e la sua vocina stridulina urlare "Daiiii, è ora di alzarsi, dormiglioni!".
Ora, voglio che mi diciate cosa si fa la domenica mattina alle 7 con un bambino.
Essendo abituata a dormire poco poco fino alle10.30-11, ho qualche piccola lacuna.
Ma neanche quando vado a lavorare mi alzo così presto! - il mio commento, che nel giro di 30 ore non potrebbe essere più sbagliato.
Già lì non ho riposato granché.
Siccome la fortuna mi palpeggia simpaticamente i glutei, il lunedì mi è stato candidamente imposto di fare più ore, perché Siamo-Indietro. Ma parla per te!
E anche Ci-Sarebbe-Bisogno-Che-Venissi-Anche-Sabato.
CHE??
Sapendo che il giovedì della settimana successiva dovrai travare i maroni per dire "CheBellaGiornataOggiGuardaCheBraveAbbiamoSaldatoQuest'ArticoloPrimaDelPrevistoAhDomaniNonCiSonoTuttoIlGiornoCheDiciVuoiPreparareLaSpedizione?", occorrono spirito di adattamento e ruffianeria. Pertanto, ti adegui.
Quindi, settimana sfigodisastrosa, venerdì sera "No ma tanto non esco che domani lavoro", e invece a letto alle 3. 
Sabato mattina, in stato comatoso, mi portavo appresso un carico di gioia che manco una colonna di Tir fra Vipiteno e Lamezia Terme riusciva a contenere. 
Il pomeriggio mi sono cuccata un bel 3 ore di viaggio tra autostrada e Milano.
Parentesi: io ODIO i Milanesi automobilisti incazzosi. Lo dico contro il mio interesse, perché mi accoppio regolarmente con un facente parte della categoria, ma li odio. Per quale subdola ragione quando sei in coda al semaforo e questo è rosso, ROSSO, questi scassacazzi devono scartavetrarmi i maroni con i BIIIIP e BEEEEP e PIROPIROPIRO dei loro accidenti di clacson?? Questo per un numero imprecisato di km, dunque ho passato un'allegra mezzora informandoli uno per uno che c’è un paese pronto a dare loro asilo politico, mandandoceli con fare neanche tanto glam.
E vogliamo mettere l'emozione del ritorno a casa tra le 2 e le 4 (di notte) con sosta colazione in autogrill?
Arrivata a casa, non disdegnavo di pastrugnarmi e scambiare ormoni come fossero figurine col materasso.
Ma anche lì, no, non puoi! Perché andando verso l'androne delle scale, alzi la testa verso il tuo balcone e vedi la gattina stronza di quelli del piano di sopra, che ti soffia e gesticola come volesse squartarti. MA, cosa più grave, che sistematicamente ti picchia il gatto. E tu il mio gatto non lo tocchi, zoccola! Sali su, esci sul balcone, st'imbecille soffia ancora di più. Maandareacasatuaenonrompereicoglioniamenovero? Batti le mani, pesta i piedi per terra, quella mica se ne va, quella salta a cavallo tra tetto e muretto e mi insulta! Guai a te. Batti il manico della scopa per terra, niente, battilo sulle tegole, macché. Lungi da me il colpirla, sia chiaro, volevo solo produrre rumore qb per scacciare la bestia inferocita, onde evitare che addentasse i miei gatti come fossero braciole. Con agile mossa come Lady Oscar, zompo sul muretto e salgo in piedi sul tetto, col manico della scopa tra le mani tipo bilancere, roba che neanche Le Cirque Du Soleil. Col vento che sollevava poco piacevolmente il mio vestito verde smeraldo, ho rincorso la  stronz  gatta sulle tegole. Cioè, più che correre, deambulavo ricurva come un vecchio con l'osteoporosi.
Quando mi sono ritenuta soddisfatta (leggasi quando ho avuto troppa paura di cadere e ho visto accendersi una luce nell'appartamento di fianco), sono rientrata. Andata a letto, dormito quanto, altre 5 ore?, e via in piedi di nuovo, con l'intenzione di fare un pisolino ristoratore pomeridiano collettivo, io, moroso e gatti. Salvo poi saltellare come un Topo delle piramidi, perché il Topo, il mio, non quello delle piramidi, ha deciso di anticiparmi il regalo di compleanno, e ci siamo portati a casa la Wii, e mica la lasci lì senza provarla, noo?
Datemi un qualunque posto dove possa dormire, e datemelo ora.
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